“Vicky LeRoy (dalla provincia senese) è un falso di autore: è come un calzino di “Dolcè e Gabbiana”. Vicky cresce in provincia ascoltando i Bauhaus mentre il fratello ascoltava Franchino e questo è fondamentale per comprenderne la poetica. Le canzoni parlano di vita, di morte, di spatzle, di fughe promesse e mai fatte, di stelle e treni mai presi. Sequencer e synth danno forma a questi immaginari insieme a voce e suoni campionati dalla loop-station, dalla loop-station, dalla loop-station, dalla loop-station, dalla loop-station, dalla loop-station, dalla loop-station, dalla loop-station, dalla loop-station”.
